Quando due single over 40 decidono di conoscersi per un weekend o una breve vacanza romantica, la cosa si può affrontare in due modi. O viverla nel modo svelto, pratico e un po’ cinico che l’esperienza potrebbe suggerire, oppure immettere comunque un pochino di quel romanticismo chandleriano che rende più piacevolmente drammatico questo scambio di vite e sorrisi, che implica comunque il raccontarsi vite inevitabilmente complicate, stringendosi un po’ la mano nei passaggi più duri.
Persone come abiti sgualciti, che però hanno storie da raccontare, e che possono essere paradossalmente migliori dell’abitino luccicante fresco di negozio. Matrimoni infelici, conclusi o in procinto di concludersi, lutti e storie ingombranti brillano come ricami preziosi su questi tessuti che hanno preso un po’ troppa pioggia.
E quindi ben venga il piacere un po’ sguaiato di ubriacarsi senza troppo controllo, di non vergognarsi di un mal di schiena improvviso o di avere il portafoglio vuoto. Non dobbiamo dimostrare niente, non dobbiamo accalappiare nessuno, non dobbiamo mostrarci lanciati verso un futuro radioso.
Tutto quello che dobbiamo fare è mostrarci come adulti non eccessivamente devastati, capaci di sbagliare sia da soli che in compagnia, ma comunque in grado di dare valore alle cose e alle persone. Senza idealizzarle, ma accarezzandole con una mano delicata e allo stesso tempo capace di stringere forte, anche se solo per un attimo. E soprattutto con la consapevolezza che, come diceva Mia Martini, non finisce mica il cielo.