Un giorno ci si lascia. Anche se sei tra gli uomini più belli del mondo e se tua moglie è tra le più belle donne del mondo. Anche se vi siete romanticamente sposati in segreto in una piccola cappella francese. Anche se avete cresciuto sei bambini e sostenuto tante cause insieme. Anche se avete 500 milioni di dollari da spendere per fare le cose più fiche. Anche se tutto era dalla vostra e anche il sogno più impossibile poteva tramutarsi in realtà con uno schiocco di dita.
Come uno stronzo qualunque, di quelli che gli tocca andare a dormire in soggiorno sbuffando e portandosi dietro le coperte. O in macchina a volte. Che fissa il soffitto chiedendosi cosa ha sbagliato mentre si fuma due pacchetti prima dell’alba. Che si chiede “e ora cosa farò?”. Che dovrà passare almeno un anno di amarezze assortite, che non tutto verrà guarito dagli amoretti con le modelle di turno, che si guarderà allo specchio chiedendosi in quale punto preciso si è rotto tutto, e non saprà rispondere.
Don’t Cry for Me Brangelina
Abitare in una villona di Los Angeles o in un bilocale al Quadraro, fa differenza. Ma non quell’immensa, incolmabile, abissale differenza che l’uomo della strada vuole immaginare. Certo, non dovrai tentare di ricominciare una vita sessuale lusingando abominevoli mostri delle nevi su Lovoo. Non dovrai dormire su una brandina in una casa vuota in attesa di rimediare un po’ di mobili ai mercatini o ai mercatoni. Non dovrai preoccuparti soprattutto su cosa mettere in tavola a sei giovani bocche. E forse sarà pure vero che ti ciulavi la Marion Cotillard, ma non è questo il punto.
Il punto è che in alcuni momenti non c’è troppa differenza tra essere i Brangelina o i coniugi Cirillo. I momenti dove, per dirla con Califano, ti tocca andare in esilio dentro al cesso. Che anche se è quello di una splendida tenuta in Provenza, sempre cesso è.
Daje Brad, e se ora andrai a vivere da solo e inizierai a leggere assiduamente il mio blog, sappi che non ritengo affatto cosa da parvenu lasciare una generosa donazione.