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il re del castello

Chi regna sul tuo castello?

Aprile 6, 2016

Oggi sento di dover perdonare un po’. Passiamo troppo tempo della nostra vita a nutrire accuse, risentimenti, addirittura odio, verso persone, cose o fatti che riteniamo responsabili di quello che accade alla nostra vita. Che il mondo sia pieno di dèmoni è reale, ma è troppo facile liquidare così la situazione, ed è ingiusto verso noi stessi.

libro vado a vivere da solo

Perchè a meno che non siamo stati prelevati di notte dai nostri letti e condotti in catene verso la sala delle torture di un dottore pazzo, nessuno ha mai esercitato verso di noi un potere che non siamo stati noi stessi a mettergli tra le mani. A volte addirittura abbiamo cercato comparse che recitassero i copioni da noi scritti, talvolta inconsciamente.

Diciamo che a volte le comparse si sono rivelate capaci di dimostrazioni attoriali da Actor’s Studio, superando ogni nefasta aspettativa, ma chiediamoci un po’ chi era davvero il produttore del film.

Chi è il re del castell0?

reImparare a riconoscere le nostre responsabilità e il nostro ruolo centrale è un modo per tornare a sentirci padroni della nostra vita, e non vittime impazzite di un mondo oscuro e tenebroso dove si agitano forze in grado di sventolarci come una busta di carta sotto un tornado.

Se non facciamo ordine in questo caos non ristabiliremo mai un rapporto vero tra noi e l’esterno: impariamo a riconoscere che siamo noi i Re del nostro castello, anche se siamo stati regnanti cattivi, stupidi, egoisti e ingiusti. Un re riconosciuto ha il diritto e dovere di avere un controllo su quello che accade: dovrà distinguere se al portone sta bussando un frate, un pirata, un mendicante o un venditore di polli.

Se apre al pirata potrà venire derubato, se non apre al venditore di polli dovrà nutrirsi solo di patate, se apre al mendicante potrebbe sentirsi meglio ma trovarsi una moneta in meno, e se non apre al frate rinuncerà al conforto spirituale. E’ un compito costante e faticoso, ma solo il re sa cosa serve e non serve al suo castello, e non può ignorare questa incombenza.

Pensare che altri abbiano regnato volgarmente e contro la nostra volontà sulle nostre sale da ballo, camere da letto, stalle, giardini e refettori a volte è il modo per poter odiare liberamente e pienamente qualcuno che non siamo noi. E per dargli la colpa se oggi i muri sono scrostati, il camino spento, le sale in abbandono e la servitù è fuggita. La colpa dell’incendio devastante, del raccolto gelato, dei topi e del colera, è sempre del Re del castello.

E se ci sono stati assedi, arieti al portone, corde lanciate verso i merli e ponti sui fossati e questi attacchi sono riusciti a penetrare la fortezza, vuol dire che non avevamo abbastanza pece da gettare, ferro per rinforzare i cardini, arcieri sulle mura e specchi per respingere le streghe. O forse che stavamo invitando platealmente a un attacco.

Se non comprendiamo pienamente questo, non capiremo mai dove andare a migliorare la nostra fortezza. La nostra mente è così beffarda che a volte siamo capaci di far andare in abbandono le difese, di lasciare i portoni aperti e i ponti calati unicamente per incoraggiare un’invasione. Di attirare magari i saraceni invitandoli al saccheggio, soffrendo rabbiosamente delle loro violenze, pur di non riconoscere che il re non era più in grado di regnare da tempo, che era per causa sua che i servi non mangiavano e non c’erano più mucche vive nelle stalle. Magro bottino hanno trovato i saraceni, direi.

brancaleoneMa è molto più semplice dare le colpe a un esercito da strapazzo, talvolta privo di armature e a cavallo di ronzini spelacchiati, pur di non concentrarci sulla precarietà delle fondamenta, sulla troppa sabbia mischiata alla calce delle mura, su quei lavori di costruzione e ristrutturazione che da troppi anni andavano effettuati.

E’ arrivato il momento di accettare il ruolo di re nella sua totalità, di essere clementi con le nostre inadeguatezze naturali, di essere severi sulle nostre colpe, ma occorre smettere di pensare che il nostro castello sia in rovina per cause esterne. Prendiamo scopettoni, martelli, cemento e picconi e iniziamo a lavorarci meglio, andando a mettere la nostra bandiera sulla torre più alta.

Potremo poi decidere di respingere un attacco, di arrenderci, di farci ferire in battaglia o di massacrare gli assalitori, la vita è un incontro/scontro inevitabile e continuo, ma l’unica cosa veramente importante è che il re sia in piedi sugli spalti, e che non vada a nascondersi nelle cantine con la testa tra le mani. Se si comporta così non si accorgerà mai di quando l’assedio è finito e i fuochi sono spenti. Anche quelli che aveva appiccato lui stesso, in una notte di luna piena, gridando “al demonio”!


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