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single ma non troppo

Single ma non troppo: la recensione

Maggio 10, 2016

Finalmente mi sono tolto lo sfizio di vedere Single ma non troppo, la commedia tratta dal libro di Liz Tuccillo (Sex & the City) che abbozza rozzamente alcune figure di single. Esprimo subito il verdetto: il film è come previsto un cagatone, ed è consigliato solo a chi ha proprio una disperata voglia di guardarsi un film espressamente dedicato alla singletudine.


single ma non troppo robinDi bello c’è però la presenza di Robin (Rebel Wilson), che è strepitosa nell’interpretare l’unica vera single dentro, ovvero una cicciosa macchietta borderline devota unicamente a sesso & alcool, meglio se contemporaneamente e quotidianamente.

Nella sua apparente devastazione è l’unica donna del lotto che sta vivendo la vita che ha scelto davvero, e non teme neanche per un attimo di finire nelle “palle mobili”, ovvero nella voglia di avere un uomo accanto solo per paura della solitudine.

Le altre due sono Dakota Johnson, la sciacquetta di 50 sfumature di grigio, che prova l’ebbrezza della solitudine dopo aver chiuso una lunga relazione, e la sua sorellona Meg (Leslie Mann) donna in carriera sola perchè troppo dedita al lavoro, ma incinta grazie all’inseminazione artificiale.

Insomma abbiamo una selvaggia party girl, una che non sa stare sola, e una che non sta stare in coppia. Le tre figure possono anche andar bene, ma è l’universo maschile che puzza di falso lontano un miglio. Chi sono i maschietti di Single Ma non troppo?

single ma non troppo tomIl barista confidente che ha collezionato centinaia di tacche sul suo puparuolo, eppure soffre come un fidanzatino di Peynet per ognuna che incontra manco fosse Leopardi. Un altro è un pischello giovane e attraente e così positivo da volersi accollare la “vecchia” Meg con figlio in arrivo a pochi giorni dalla sua conoscenza, dovendo pure sudare sette camicie per convincerla a fargli sto gran favore.

Un altro ancora è un vedovo con figlia, superfico, ricchissimo, bello ed elegante, ma nevrotico e incapace di tollerare nuove donne nella sua vita (cosa che però non gli impedisce di stare in rimorchio mode 24 su 24). Un po’più realistico l’ex fidanzato della protagonista, eternamente incapace di scegliere tra lei e la nuova fiamma, e qui abbiamo almeno il solito rassicurante stronzo indeciso che ci assomiglia tanto.

Il film si chiude con l’inevitabile monologo di Dakota Johnson che dopo il suo peregrinare riflette su cosa voglia dire essere single, che deve prima stare bene con sè stessa, amarsi davvero, che però non deve bastarsi da sola a tal punto da non saper vedere l’altro e tutte le (anche vere) banalità che comunque piacciono tanto a noi single ma non troppo.

Ma la grassa Robin che si butta rotolando sul cofano dei taxi in corsa, esigendo un passaggio gratis in cambio della mancata denuncia è l’unica vera perla di saggezza che il film ci può obiettivamente donare.


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