C’è chi apprezza nelle donne un carattere forte, o una vitalità selvaggia, l’allegria scanzonata o una pensosa tristezza. Chi apprezza la capacità di amare senza confini, chi al contrario preferisce sentimenti pacati. A me più di tutto piace la tenerezza.
E così la tenerezza può diventare Passione, quando quelle continue carezze che ti massaggiano il cuore mimano senza saperlo una voglia di entrarsi dentro sempre più avvolgente e vorace.
Oppure Malinconia, quando lo sguardo dolce si mescola col rimpianto, con un’impossibilità, con una negazione. Quando si prova tenerezza per qualcosa che non c’è o non può esserci, che se ne è andata o dovrà andare via.
Con tenerezza guardi quella donna che si lascerebbe condurre da te in capo al mondo, a patto di rimanere stretta alla tua mano. E con tenerezza abbandoni la testa su quel petto, lasciandoti guarire con una canzone sussurrata. E sempre con tenerezza chiudi piano quella porta dietro di te, mentre ti si strappa il cuore.
Ballare in due
La tenerezza è un ballo difficile da ballare in due. Mi guardi, ti guardo, come si guarda un amore, un genitore, un figlio, un amante, un amico, un’idea, un bisogno? O è un antipasto misto? Stai guardando me, o attraverso me guardi quel posto che cerchi da sempre? Stai ascoltando la mia voce, o essa è l’ascensore che ti porta al loggione della tua opera preferita? Siamo quindi qui e ora o siamo altrove e mai?
Arrivati a una certa età, queste domande non hanno più molto senso. Bisogna prestare più attenzione alle risposte, a quello che succede dentro di te. Muß es sein? Es muß sein!
La mia tenerezza
La tenerezza mi ha sempre salvato la vita, perché mi porta in un posto altro. Troppo sensibile a volte, non riuscirei a sopravvivere alla visione di troppo buio o di troppa luce. Del tanto sopravvalutato vedere come stanno le cose. Preferisco la nebbia che viene dal mare, vedere le luci ridotte a lumini lontani, preferisco perdermi piuttosto che sapere dove andare. Perché avere una meta da raggiungere, implica ammettere che il viaggio abbia una fine. Perché avere un mondo già dipinto, preclude che possa dipingerlo io. E a cosa servo io in fondo, se non ad aggiungere la mia pennellata?
E dagli occhi, e dalla bocca, attraverso mani grandi dalle dita lunghe, arriva a te, chiunque tu sia. Modellandoti attorno un vestito che non si vede, fatto di un tessuto di filo d’aria che ti spoglia e ti riveste mentre pensi ad altro, facendoti sentire al coperto mentre invece sei nuda. Fabbri, orchestrali e sarti, che gran lavoro la tenerezza.
E tenerezza ne ho ricevuto altrettanta in cambio, a volte meritata, a volte inspiegabile, a volte per confusione, a volte per scelta. A volte senza che me ne rendessi conto come avrei dovuto. A volte pura, altre diluita, altre dolce, oppure mista a residui di vino cattivo.
L’ho ricevuta perché quando riesco a farti vedere questo non-posto, ci vuoi andare anche tu. E proviamo a raggiungerlo, pur senza sapere esattamente come. E si cammina mano nella mano, poi a volte qualcuno si stanca, a volte mi scoraggio io, a volte le scarpe erano troppo strette, a volte le insegne luminose hanno suggerito delle soste e in altre ancora ci sono stati ammutinamenti. A volte ci si è semplicemente persi, e ci siamo sentiti smarriti invece che in viaggio.
Ho fatto una scoperta
Ho fatto una scoperta però. Che quel posto bello sono io. Questo non vuol dire che sia più facile arrivarci, o che possa memorizzarne la strada. Però so che invece di aprire gli occhi per cercarlo affannosamente dietro ogni angolo, ho speranza di arrivarci solo se li chiudo, e mi faccio guidare dai tuoi. Chiunque tu sia.
Che bella riflessione.
Grazie.
Da donna single (ma anche se non lo fossi) la apprezzo molto.
E apprezzo anche la scrittura su questo blog.
Sincera, scanzonata.
Grazie!
Sublime.