Arrivano i nuovi dati dell’Istat sul numero dei single e tutti sembrano accorgersi improvvisamente di questo fenomeno in crescita (sì, siamo dei fenomeni, sapevatelo). I single in Italia sono 4,8 milioni, quasi l’8% della popolazione, e arrivano a 8 milioni se nel calderone mettiamo dentro vedovi, divorziati, monogenitori, cagnolini castrati e nani da giardino.
Oggi single, ieri scapoli e zitelle
Tanti si indagano su questo boom con le grandi domande dell’umanità: perchè si torna single? Perchè finiscono i matrimoni? Si dà la colpa all’invecchiamento ritardato, alla libertà dei costumi, al buco nell’ozono, ma forse non siamo di fronte a un’inversione a U della società ma solo ad una sua lenta evoluzione.
Un andamento cominciato molto tempo fa
In realtà, se immaginiamo un po’ la vita nei decenni scorsi, siamo solo arrivati all’ultima tranche di un processo cominciato molto tempo fa.
Anni ’40 e ’50: era comune che una coppia avesse più di sei o sette figli
Anni ’60: la famiglia spesso comprendeva tre o quattro figli
Anni ’80: la norma era avere due figli
Anni ’90: i figli unici
Oggi: pochissimi figli
Con gli anni ’60 è venuta meno la civiltà contadina, ma comunque era logico mettere al mondo un po’ di pargoli che avrebbero comunque trovato sicuramente lavoro negli anni del benessere e della prosperità.
Già gli anni’80, completamente urbani, con più sfiducia nel futuro (tra aids, eroina, la fine degli anni di piombo…), ridimensionavano le vecchie abitudini anche perchè i figli poi toccava farli studiare fino alla laurea. Con l’avvento della crisi, già nei ’90, aumentano le incertezze, le famiglie scoppiano sempre di più, manca la cultura dei “nonni” e insomma…meno figli.
E non giriamoci intorno, senza figli, la capacità di resistenza di una coppia diminuisce drasticamente. Quanti ne conosciamo che figliano per tenere insieme un matrimonio o per riappacificarsi dopo qualche crisi coniugale? Senza questa “medicina”, già ai tempi dei nostri genitori sarebbero saltati migliaia e migliaia di matrimoni.
Quindi ognuna delle generazioni precedenti è stata meno “familiare” rispetto a quelle che la precedevano, per questo possiamo ritenere inutili i predicozzi dei nostri genitori che alla fine si sono comportati un po’ come noi.
Nubi di ieri sul nostro domani odierno
Oggi figli non se ne fanno quasi più, ma non è solo colpa del nostro incessante essere in continua ricerca del massimo. Il lavoro è andato a puttane, e tra contratti precari, micropartite iva che fanno i lavoretti, disoccupazione, è già dura andare a vivere da soli.
Adesso siamo un po’ meno brutti di prima, e quindi la fauna che abbiamo intorno è appetitosa anche una volta passata la sua piena giovinezza. E aggiungiamo anche che le donne finalmente hanno un’indipendenza economica sconosciuta in passato e quindi sono più libere di fare delle scelte coraggiose.
Mettiamoci pure che i dettami religiosi non se li fila più nessuno, che internet espande le nostre possibilità di conoscenza e conoscenze, che una buona fetta di persone può oggi accettare la propria omosessualità senza fingere, che si studia di più e quindi si ritarda la creazione di una famiglia, e mille altre cose. La vera domanda sarebbe quasi: ma perchè oggi c’è ancora chi si sposa?
Se stiamo insieme ci sarà un perchè. O no?
Già sento qualcuno piagnucolare “ma allora non esiste più l’amore delle favole?”. Ma certo che esiste, semplicemente forse l’amore non è un sentimento fatto necessariamente per durare in eterno se non ci sono dei vincoli che ti ci obbligano, delle bocche da sfamare, delle costrizioni sociali che ti ingabbiano.
E io preferisco accettarlo, ma molti rimpiangono un mondo di nonnesco “amore for life” che per sopravvivere comprendeva nel pacchetto robuste iniezioni di puttane a gogò, amanti più o meno storiche, sentimenti repressi, il sacrificio in nome di figli/Dio/parenti/onore/benessere.
Ma se figli non ne abbiamo, la chiesa la vediamo solo al tg1 la domenica, i parenti non sappiamo chi sono, e il benessere economico comunque nun ce sta…ma per chi cazzo ci dovremmo sacrificare oggi? E allora è giusto chiamare le cose col proprio nome, e se tra di noi c’è amicizia chiamiamola amicizia, e in questo siamo forse una generazione più adulta, dove non ci facciamo divorare dalla paura di rimanere soli. O meglio, anche noi viviamo con terrore la paura di rimanere soli alla fine dei giochi, ma almeno siamo più coraggiosi e scegliamo di scommettere sempre sul futuro.
Non stupiamoci quindi se il popolo dei single aumenta di anno in anno: non è una premonizione del giorno del giudizio, le nostre città non stanno prendendo le sembianze di Sodoma e Gomorra, stiamo semplicemente proseguendo un processo fluido che è cominciato molto tempo fa. E che con un cambiamento della situazione economica e sociale potrebbe invertirsi, stravolgersi, mutare, ma che non è la fine del mondo. We’re still here!