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Fino alla prossima fermata

Settembre 26, 2016

A volte non è facile distinguere tra chi siamo e chi siamo diventati. La nostra passione preferita, o almeno la mia, è quella di storicizzare la vita, e vedere il presente come l’ultimo inevitabile anello di una lunga catena di eventi, ma così si rischia di non ricordare da dove siamo partiti.


Facciamo un esempio

  • A vent’anni ti fidanzi con Brigida Frigida e passi anni di fidanzamento petaloso ma privo di verve.
  • Poi conosci Irina Pompilova e vai fuori di testa, ma lei, per dirla in modo carino, in India sarebbe considerata un animale sacro.
  • Scornato cerchi quindi solidità e la trovi in Amalia Cougarelli, parecchio più grande ma con due tette materne e tanta, tanta comprensione.
  • Dopo un po’ ti senti vecchio e sfiorito e ti fiondi su Baby Frinfri: giovane studentessa dal gluteo inossidabile ma intellettualmente stimolante come un’autobiografia di Moccia.
  • Poi un giorno ti svegli e dici…ma che diamine ci faccio io con questa?

E allora tiri fuori e consulti il Libro della Vita: vediamo, sto con Frinfri a causa di Coughy provenendo da Pompy che seguiva Frigy e tutto torna, tutto sembra avere un suo senso. Ma questo risponde pienamente alla domanda che diamine ci faccio io con questa?

Filologicamente sì, ma in tutto sto filo si è un po’ perso chi sei, chi eri, cosa volevi prima di imbrogliarti in questo gomitolo di relazioni che ti hanno condotto in giro per la vita come il passeggero di un autobus col naso spiaccicato sul finestrino.

Passeggeri di un autobus

A volte è ora di ricordarsi chi eravamo al momento di salire su questo autobus, verso quale fermate eravamo diretti nel momento in cui ci siamo saliti. E fare una verifica tra quella sbiadita idea di fermata, e quella dove ci troviamo adesso.

fermata-dell-autobusMagari quando l’abbiamo preso volevamo arrivare in fondo in fondo fino al capolinea, e siamo scesi dopo poco perchè faceva troppo freddo o troppo caldo. O al contrario, volevamo solo fare un giretto intorno a casa e siamo arrivati lontano, nel buio oltre le luci della città.

Magari sul bus ci siamo addormentati per quasi tutto il viaggio, magari non siamo riusciti a raggiungere le porte per scendere perchè bloccati dalla folla che ce lo impediva. Oppure ci si è impigliata la manica del maglione proprio mentre cercavamo di premere il campanello.

Non è detto che la fermata che ci eravamo prefissati inizialmente fosse quella giusta, probabilmente nel tempo abbiamo modificato, migliorato, aggiornato la nostra idea di destinazione, però occorre qualche volta fermarsi a ricordare quale fosse.

Quali passioni abbiamo messo da parte? Quali abitudini abbiamo modificato? Per cosa ridiamo o piangiamo oggi, e per cosa non ridiamo o non piangiamo più. Ci piacciamo di più ora? Abbiamo rinnegato tanto di noi stessi in questo tempo, o alla fine siamo rimasti coerenti?

Ti sembrerà strano ma serve. Non per sognare cartoline sbiadite di un’epoca che fu, non per un patetico amarcord o per voglia di ringiovanire. Ma per confrontare la nostra vita attuale con quella immaginata e desiderata un tempo, e capire se alla fine ci stiamo muovendo bene, se i nostri bisogni si sono pesantemente alterati nel viaggio fino a non riconoscerli più. Capire se ci stiamo accontentando, se stiamo sognando ancora cose buone,  o se ci siamo alla fine totalmente dimenticati di noi stessi.

E per decidere con più consapevolezza quale sarà la nostra prossima fermata, e metterci d’impegno per raggiungerla.

libro vado a vivere da solo

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